My City Life | Andrea Lo Cicero

Scopri l'intervista a Andrea Lo Cicero, il famoso rugbista catanese.

Rugbista con il ruolo di pilone sinistro, Andrea Lo Cicero è il giocatore in attività con il maggior numero di presenze in Nazionale italiana – 100 per l’esattezza – “compiuti” proprio con la partita ad Edimburgo dello scorso 9 febbraio. In azzurro ha segnato 45 punti, totalizzando ben 9 mete.

Catanese Doc , la sua famiglia vanta ascendenze nobiliari (da cui il soprannome Barone), entra nelle giovanili degli Amatori Catania a 17 anni per restarci fino ai 21.

Con questa squadra ha l’opportunità di mettersi in luce e spiccare il volo verso Bologna, Rovigo e il Rugby Roma, squadra con la quale si laurea campione d’Italia nella stagione 1999-2000. Seguono ancora Tolosa, Roma (ma stavolta con la Lazio e Primavera Rugby Club), L’Aquila e Parigi – dal 2007 ad oggi – con i Racing Metro 92, senza dimenticare i Barbarians da cui è stato convocato tra il 2004 e il 2006. Andrea ha giocato le coppe del Mondo d’Inghilterra (1999), Australia (2003), Francia (2007), Nuova Zelanda (2011).

Attivo anche nel sociale, è testimonial della campagna di Unicef “Vogliamo Zero”, contro la mortalità infantile nel mondo.

Quali sono i ricordi legati alla tua adolescenza e alla tua prima squadra gli Amatori Catania?
Gli anni dell’adolescenza sono stati bellissimi proprio perché vivevo ancora nella mia città e ho avuto la possibilità di diventare un buon giocatore. Con gli Amatori Catania sono riuscito a mettermi in luce. Mi allenavo sempre con la squadra, ma anche moltissimo da solo e per farlo andavo sull’Etna. Io e mio fratello Giuseppe conoscevamo la montagna pianta per pianta.

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Cosa ami di Catania e cosa consiglieresti ad un turista.
Senza dubbio il mare! Il nostro mare è diverso e sempre meraviglioso, sia nelle spiagge che nei fondali: a distanza di pochi km hai la possibilità di passare dalla sabbia, alla pietra lavica, ai ciottoli. Adoro anche guardare l’Etna in eruzione con le sue colate laviche, se si ha la fortuna di assistervi è un vero spettacolo. E poi le due cose insieme: non c’è niente di più straordinario che sciare potendo guardare il mare e fare il bagno fissando il vulcano.

Qual è la parola del dialetto catanese che utilizzi più spesso pur vivendo fuori?
Il dialetto io lo uso ancora e sempre! La mia fidanzata, che è pugliese, ha dovuto impararlo.

Ti abbiamo visto in tv in alcuni programmi di cucina. C’è un piatto che preferisci preparare per gli amici?
Sicuramente la scacciata, che è il piatto conviviale per eccellenza, quello delle feste in cui ci si riunisce in famiglia. E per me gli amici sono persone di famiglia.

Primavera tempo di gite e scampagnate: pasquetta, 25 aprile, 1 maggio. Quali erano le tue mete quando vivevi a Catania? Con gli amici andavamo a fare “arrusti e mangia”. Le mete preferite erano Trecastagni e Pedara. E poi una puntatina sull’Etna ci stava sempre, anche se al tempo non avevamo ancora la macchina e andavamo coi motorini.

Da cosa deriva tutta questa forza in campo e fuori?
Sicuramente dalla mia Terra, una terra di contraddizioni eleganti, l’acqua e il fuoco, due forze della natura!