Usi, costumi e abitudini di noi #local.
Siamo devoti a Sant’Agata, la patrona della città, e al Calcio Catania.
Iniziamo la giornata con la colazione al bar: quattro chiacchiere, una veloce lettura del quotidiano locale ed una raviola di ricotta (o un panzerotto alla crema).
Non facciamo mai a meno di “leggeri spuntini”: dalla mafalda calda con la mortadella ad un pezzo di tavola calda – arancino al ragù, cartocciata o cipollina che sia – abbiamo l’imbarazzo della scelta.
Il pranzo della domenica è sacro: la famiglia intera si riunisce intorno ad un tavolo da pranzo e non ci si alza prima di aver fatto fuori un intero vassoio di cannoli e pasticcini assortiti.
Quando splende il sole, qualsiasi stagione sia, avvertiamo l’impellente bisogno di un caffé ad Aci Trezza o di una passeggiata – cono gelato incluso – sul lungomare.
Alla parola “cavallo” associamo soprattutto il termine “polpetta“. La carne equina è una delle specialità delle putie catanesi. Per digerire è consigliata una sosta nei chioschi della città: la soluzione è un seltz limone e sale!
Con i turisti comunichiamo spesso a gesti: siamo simpatici, estroversi e ospitali!
Amiamo fare tardi nei pub del centro storico, tra un calice di vino dell’Etna e un’esibizione live di qualche gruppo musicale. Prima di tornare a casa è d’obbligo un cornetto caldo!
Quando abbiamo bisogno di staccare la spina ci rifugiamo a San Giovanni Li Cuti, un piccolo borgo marinaro dentro la città ma lontano dal caos: per guardare il mare e per prendere una boccata di aria e un po’ di sole.
Lamentarci di Catania è un’abitudine, ma basta uno sguardo all’Etna innevata, al mare calmo, e alle facciate barocche per perdonare alla nostra città tutti – o quasi – i suoi difettucci.