La festa in onore di Sant’Agata a Catania è tra le più suggestive e partecipate al mondo.

Processioni, preghiere, antichi riti e tantissime tradizioni, anche dolciarie: tra la fine di gennaio e i primi di febbraio (ma, save the date, anche il 17 agosto), Catania si veste a festa per celebrare la sua patrona.

Una celebrazione straordinaria, paragonabile solo alla Settimana Santa di Siviglia, in Spagna, o al Corpus Domini di Cuzco, in Perù.

Tutto in onore della Santa bambina, così come la chiamano gli abitanti della città di Catania, per via del martirio subito da giovanissima dal proconsole Quirino che si era invaghito di lei. Agata, figlia di una nobile famiglia catanese di religione cristiana, non ripudiò mai la sua fede e subì sofferenze inaudite. Dal digiuno alle torture fisiche, alla fustigazione e persino l’atroce strappo delle mammelle che, si narra, le ricrebbero prodigiosamente durante la notte, grazie all’intervento di San Pietro. E infine, la morte in carcere, il 5 febbraio del 251 d.C, giorno dei solenni festeggiamenti. Le reliquie, compreso il velo che si racconta abbia più volte fermato l’avanzare della lava dell’Etna, sono conservate nella Cattedrale, in Piazza Duomo. Il fercolo o “vara”, che le trasporta, è esposto al piano terra del Museo Diocesano ed è un capolavoro di intarsi.

Per tre giorni e due notti il fercolo viene tirato a mano con due lunghi cordoni da migliaia di fedeli per le vie del centro e con soste obbligatorie presso i luoghi simbolo della festa. Dalla Cattedrale, che ne conserva le spoglie, passando per la chiesa di S. Agata al Carcere, che ospita la cella dove la santa patrona venne rinchiusa prima del martirio, e continuando per le vie e le salite cittadine (come via Crociferi, via Sangiuliano e la salita Cappuccini), il fercolo di S. Agata ripercorre il tradizionale itinerario.

Tra sacro e profano, rimarrai colpito dal calore e dalla venerazione dei catanesi per la Santa. Sono giorni in cui la città si illumina di fede e di fuoco: nonostante le temperature invernali, Catania dal 3 al 6 febbraio vive il suo periodo più “caldo”. Abbandonati ai riti della festa e lasciati guidare dai “devoti” che riconoscerai per le strade dal tradizionale “sacco” bianco indossato e corredato da una cuffia di velluto nero, un cordoncino, i guanti e un fazzoletto che sventola ad ogni invocazione alla “santuzza”.

Ti accorgerai ben presto che la folla dei fedeli è un fiume bianco che attraversa il centro al coro di “tutti devoti tutti” e “Cittadini viva Sant’Agata”!

L’offerta della cera è ogni anno crescente ed è uno dei principali simboli della festa: storicamente utilizzate come segno di particolare devozione alla patrona di Catania, le candele infuocate durante la processione, variano di grandezza e peso e, a seconda della grazia ricevuta o richiesta, ogni devoto sceglie con cura il cero da offrire, arrivando a portare in spalla anche 120 kg per tutta la durata della processione! A proposito di cera: fai una capatina in Piazza San Placido dove ha sede la cereria Cosentino, la più antica di Catania, fondata nel 1795.