© Salvo Puccio

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Salvo Puccio e la Catania “d’arte”

Salvo Puccio di professione fa il fotografo. Anzi, "lavoro da 30 anni nel campo della fotografia a 360 gradi, occupandomi anche di stampa e grafica".

Competente, indubbiamente. Ma più ancora ironico, irriverente. E decisamente “catanese”, anzi come dice lui “liscio”. Che, diciamocela tutta: se un catanese non fosse liscio, che catanese sarebbe?  Lo abbiamo intervistato per saperne di più della sua attività, sul progetto CataniART e su quella volta che la coppia del bacio di Klimt andò in Villa Bellini.

 

Salvo, quando è nata la tua passione per la Sicilia?
Ho cominciato da piccolo: ero ancora al primo anno di liceo quando sono andato a lavorare in uno studio fotografico. La mia passione per la Sicilia, Catania in primis, è nata proprio qui sui social. Quando sono arrivato su Fb, circa 8 anni fa, non era come oggi: c’era meno gente e c’erano meno opportunità. Nemmeno sapevo che esistessero le pagine e i gruppi, per me c’erano solo i profili personali degli amici e basta.

Poi hai incontrato un gruppo Facebook…
Sì: Catania, la fanpage dedicata alla nostra città, quella con più fans a quei tempi. Era lì che vedevo pubblicare, giornalmente, un sacco di fotografie di monumenti, piazze, vie, eventi, etc. e allora mi dissi: “Perché gli altri sì e tu no?”. E fu così che cominciai a mandare qualche mio scatto agli amministratori. Le pubblicazioni andavano bene, si prendevano un sacco di like e complimenti, e questo non poteva che incentivarmi a continuare. Quello che, inizialmente, era un motivo di “auto promozione e basta”, stava diventando un vero e proprio hobby, una passione. Oggi non esco più di casa senza macchina fotografica: è un evento più unico che raro. E se capita, mi do del deficiente da solo, sperando di non ritrovarmi davanti a qualcosa di particolare solo perché io non posso immortalarlo e pubblicarlo (odio fotografare col cellulare, per inteso, quindi se posso evito).

Sei maturato professionalmente negli anni…
Con gli anni posso dire di essere veramente migliorato (meno male): se rivedo oggi le foto di 5/6 anni fa mi dico: “Ma come potevi prendere più di 10 like con quegli obbrobri?”. E per fortuna sono pure migliorati i miei punti di vista: la gente è stufa di vedere le solite cose, o meglio, magari le vuole ancora vedere, ma con un punto di vista diverso, curioso, spiritoso, pittoresco e io cerco di “accontentarli”. Che poi, più che loro, accontento me stesso, perché sono molto autocritico. Perché prima fotografavo pure, è vero, ma molto meno “in strada”. Adesso invece campo a Red Bull e Street Photography. E questa passione ha anche modificato, per certi versi, la mia vita privata: adesso, se bisogna fare una vacanza o un week end fuori, si decide in base a dove non sono ancora stato a fotografare, o a cosa c’è da fotografare in quel determinato posto. Non si decide più in base alla quiete della zona, ma in base a come sono lì i tramonti o alle bellezze da immortalare. Niente b&b sperduti nel nulla, insomma.

Cosa vuol dire per te “essere catanese”?
Per me “essere catanese” (che poi io sono un catanese strano: amo il freddo, vado al mare due volte l’anno, non mangio la pasta alla norma e la carne di cavallo…) vuol dire essere attaccato alla mia città, non pensare di andare via (perché non è nemmeno detto che poi ti vada bene), cercare di combinare qualcosa qui, attecchire nella Trinacria, non lamentarsi più di tanto perché comunque non è migliorata la vita di nessuno coi lamenti, travagghiari a testa bassa e soprattutto… essere liscio. Per me essere “liscio” è fondamentale, non sarei Salvo Puccio se non lo fossi. E diciamocelo pure: un catanese che non è liscio, che catanese è?

Nei tuoi scatti, realizzati per il progetto CataniART, troviamo tutta la tua dirompente catanesità.
CataniArt è un progetto che mi sta dando molte soddisfazioni, nato per gioco.  Nelle vite di tutti noi ci sono decine di progetti che si cominciano e poi si abbandonano dopo poco. Io ho voluto che CataniArt continuasse, anche quando questa ha avuto qualche calo fisiologico e quindi potevo avere la scusa per smettere. Oltretutto, i social, così come danno, allo stesso tempo tolgono. Va tutto così in fretta che è difficile rimanere sulla cresta dell’onda a lungo. Bisogna essere bravi a non annoiare la gente, è lì che bisogna essere dei maghi.

Opere, accompagnate da titoli davvero divertenti…
Le opere di CataniArt sono reinterpretate (per chi mi conosce bene sa che non c’era altra possibile strada da seguire) in maniera molto ironica e molto catanese.  A volte mi si “rimproverano” i titoli o alcune scelte stilistiche, ma se non ci fosse la piccola parolaccia in un determinato titolo, o una descrizione curiosa in un altro, o un particolare elemento nella stessa tela, non sarebbe la stessa cosa. Un’opera di CataniArt è un’opera complessa, nel senso che non va guardata solamente l’immagine e basta: con quella puoi capire tutto oppure anche niente. Il titolo, la sua descrizione, ti fa ridere, riesce a strapparti il sorrisetto e la condivisione, se sono fortunato. Se metto la Gioconda a S.Berillo e non ti faccio capire che è lì e non a Piazza Duomo perché è seduta su una sedia, e a S.Berillo ci sono “molte sedie” per strada… tu cosa ci capisci? Nulla. E quindi senza quella “catanesità indotta” col testo non puoi capire quello che questo pazzo sta cercando di trasmetterti. Non ridi. E il mio scopo è quello: strapparti la risata, sennò è stato un fallimento, una perdita di tempo.

Ma ci sono anche opere meno “giocose”?
Ci sono anche le “opere” serie, quelle “belle”, quelle dove non c’è l’intenzione di deridere o far ridere a tutti i costi. Mi piace diversificare ogni tanto, e quindi propongo pure “tele” che si lasciano ammirare senza metterci per forza la “farsa” di mezzo. Diciamo che CataniArt è composta così: 70 % (di farsa) e 30 %  (di serietà).

E poi attraverso le opere d’arte -reinterpretate in chiave ironica  e catanese-  veicoli anche un messaggio didattico: parli d’arte e di grandi opere in maniera scanzonata, facendole conoscere al grande pubblico. E, al tempo stesso, fai conoscere scorci della tua Catania…
Sì, faccio conoscere un quadro famoso o importante, e al tempo stesso anche una parte di Catania. Naturalmente sono privilegiati i posti più noti e conosciuti, ma ogni tanto tiro fuori anche qualche posto meno “battuto”, come la Civita, l’orto botanico o via Dusmet. Poi dipende tutto dal soggetto del quadro famoso, la difficoltà è tutta lì: incastrare al meglio il protagonista con uno sfondo che sia appropriato, sennò il risultato non funziona. Ecco perché ogni tanto attingo da pittori meno famosi, ma ugualmente bravissimi: grazie a loro trovo i soggetti che si sposano alla perfezione con determinati luoghi che mi piace far vedere alla gente. O a determinate situazioni del momento, perché a volte con i quadri mi ispiro all’attualità catanese del momento, come quando ho seduto Napoleone nelle nuove panchine di Piazza Università.

 Ci sono Magritte, Veermer, Vangogh, Picasso nella tua personalissima Catania. Sono soggetti che è anche possibile acquistare?
Certo. A Settembre ho fatto una mostra di CataniArt al PopUpMarket Sicily, proprio in via Dusmet, e la gente è rimasta shoccata in positivo: a parte i complimenti che ho ricevuto, si sono tutti sbellicati dalle risate leggendo le note e guardando i “quadri” appesi sul pannello. Alcuni, tra cui tanti turisti, hanno acquistato delle copie che avevo portato in più con me.  Eventualmente basta contattare nella mia pagina Fb per poterne sapere di più.

CataniArt si allargherà ad altre province?
Escludo che CataniArt possa “allargarsi” ad altre province. Tra gli innumerevoli consigli che ho ricevuto in questi mesi (e vi giuro che sono stati davvero tanti) c’e’ stato pure quello di “mixare” opere e sfondi di altre città, come: Firenze, Roma, Torino, etc. Capite che, messa in questi termini, CataniArt diventerebbe un progetto senza fine, e io non voglio che lo diventi. I quadri famosi sono tanti, le città pure, dovrei licenziarmi dal mio lavoro vero (in modo che lo diventi quest’altro), per portare a compimento tutta quella roba :p

Quali saranno le evoluzioni di Cataniart?
Evoluzioni? Sì. Forse. Per il momento ho ancora un bel po’ di opere da proporre così, alla “vecchia maniera”, anche se giusto qualche giorno fa mi frullava in testa un’idea e chissà se non la butto online veramente prestissimo: e se anziché un solo quadro famoso, se ne mettessero due nella stessa tela? Se la coppia del bacio di Klimt si incontrasse alla Villa Bellini con l’urlo di Munch, non potremmo chiamare questa opera: “FITUSI, V’AZZICCAI!?”, scrivendo nelle note che quest’ultimo è il marito, cornuto, della donna che si sta baciando con l’altro tizio? Ecco, l’ho detta…

Cosa pensi di CityMap?
Beh, è noto che io sono un gran bugiardo e mistificatore, quindi se ne parlassi bene passerei per falso e lecchino. Tuttavia, se ne parlassi male, sarei un cretino, e voi non pubblichereste l’intervista. Quindi, per non sbagliare, non ne parlerò proprio. Ma una cosa la voglio dire: il Digikiosk è una figata, e penso di essere uno di quelli che a Catania ci si è fatto più selfie di tutti. Anzi, questo sabato me ne vado a fare un altro!

 

Vuoi portare a casa tua uno degli ironici scatti di Salvo Puccio? Puoi trovare le sue foto relative al progetto Cataniart presso i Pop Up Market (il prossimo si svolgerà 18/19 novembre a Catania in Piazza Giovanni XXIII). Lascia che ironia e “liscia” ti conquistino!