© ph. Marco Ficili

Cristina Cassar Scalia e i suoi gialli ambientati a Catania

Autrice di “Sabbia Nera” e “La logica della Lampara” 

Terzo appuntamento con Giri di Parole

In occasione del terzo appuntamento di Giri di Parole abbiamo intervistato la scrittrice Cristina Cassar Scalia cui abbiamo rivolto alcune domande sui due libri, oggetto di questo incontro, ossia, “Sabbia Nera” e “La logica della Lampara” editi da Einaudi. Al centro di entrambi i gialli vi sono Catania e il vicequestore Vanina, palermitana d’origine e catanese d’adozione, grazie alla quale la scrittrice ripercorre alcune delle più discusse e sempre aperte diatribe dialettali tra la Sicilia Occidentale e la Sicilia Orientale.

La Cassar Scalia si racconta con naturalezza e disinvoltura in questa breve intervista che vuole essere solo un preludio dell’incontro del 19 giugno presso Me Cumpari Turiddu.

Medico-oftamologo e scrittrice: parlaci di te e di come convivono queste tue due professioni.
Svolgo la mia professione medica privatamente, questo mi consente di gestire i miei appuntamenti con i pazienti compatibilmente con gli impegni della scrittura.
Da Noto a Catania: raccontaci se e quando hai iniziato a sentire questa città tua.

Mi sono trasferita a Catania, dapprima, per motivi di studio, in seguito, per ragioni personali: mi sono sposata e sono rimasta a vivere qui, per l’esattezza ad Aci Castello.

Come descriveresti Catania?
Ad alcuni, Catania può sembrare cupa perché è costruita con la pietra lavica (nera). In realtà, è una città in cui convivono luci e ombre e nonostante possa sembrare scura per via della pietra grigia, nelle giornate di sole, Catania diventa inaspettatamente, abbagliante. Anche “a Muntagna” che la domina è un elemento che caratterizza Catania tanto da renderla unica rispetto alle altre città siciliane. Catania è una città molto veloce e viva, soprattutto di notte: i catanesi escono sempre, specialmente di sera. Come spesso faccio dire a Vanina, sarà tutto questo ribollire di lava che da’ un’energia particolare ai cittadini e alla città.



Vanina: il vicequestore palermitano a Catania che chiama l’arancino “arancina” e che ci permette di aprire alcune parentesi sul nostro dialetto che sono un vero libro nel libro. Da cosa nasce questa scelta?
C’è più di un motivo! Il primo è sentimentale. Io amo molto Palermo, pur essendo di Noto e pur vivendo a Catania. Palermo è una città che mi trasmette molto, anche se non l’ho mai vissuta davvero, nemmeno professionalmente. Volevo una “scusa” per raccontare anche Palermo, per andare a fare una puntatina con la fantasia in questa città.

Il secondo motivo è che Vanina ha un passato abbastanza difficile, ingombrante e doloroso, dovuto al fatto che il padre è un ispettore di polizia ucciso dalla mafia durante la fine degli anni ’90.

Dal punto di vista dell’immaginario collettivo del lettore, questo periodo storico cui faccio riferimento, è più facilmente collocabile a Palermo, sebbene il caso di cronaca cui mi sono rifatta sia avvenuto a Catania. Ho deciso di “trasferito” a Palermo per rendere più facile al lettore la contestualizzazione di certi fatti, così com’era fondamentale che Vanina facesse sette anni presso l’antimafia di Palermo.

Il terzo motivo è avere la “scusa” per raccontare le differenze tra catanesi e palermitani e raccontare la Sicilia orientale e quella occidentale che hanno, di fatto, due anime diverse.

Vanina: quanto c’è di te in lei?
Non molto! Le ho trasferito il mio amore per i vecchi film: passione che faccio fatica a condividere con molta gente. Da qui, l’idea di condividerla con un’amica “immaginaria”. Vanina, ormai, da due anni è una mia amica immaginaria con cui parlo di questa passione.

Altro punto in comune con me è la sua difficoltà ad addormentarsi che la porta ad essere più produttiva nelle ore notturne e ad arrivare spesso in ritardo la mattina.

Ultima cosa mia che le ho dato è il rapporto con il cibo: entrambe amiamo la cucina tradizionale, in particolar modo quella siciliana. Ad esempio, l’approccio che lei ha nei confronti della sua ispettrice vegana è lo stesso che avrei io. A Vanina ho concesso di mangiare tutto quello che vuole, cosa che io non faccio. Altra diversità è che Vanina non sa cucinare, mentre io si: oltre ad amare la buona cucina io la so anche preparare

Questo incontro è dedicato a due tuoi romanzi: Sabbia Nera e La logica della lampara.
Ti va di parlarci brevemente di questi due gialli e spiegarci cosa li unisce?

Sicuramente a unire i due romanzi sono i suoi personaggi e Catania, per il resto, non c’è nessun collegamento tra i due casi, anzi, entrambi i libri sono scritti in modo tale poter essere “per primi”, così da lasciare libero il lettore di seguire l’ordine che meglio crede e che più l’appaga.